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Investimenti in scorte

chiedersi se il computer sa fare gli acquisti è come chiedersi se il sottomarino sa nuotare

di Graziano Guazzi

Come si sa, i soldi – tanti soldi – del distributore sono investiti in crediti e scorte di magazzino.

La crisi internazionale ha acceso i riflettori sul drammatico problema del credito e quasi tutte le Aziende si sono, quantomeno,  poste il problema se e come chiudere i “rubinetti”. Molte sono passate dalla riflessione all’azione, adottando politiche e regole più severe e sistemi informatici per la gestione degli affidamenti e del blocco degli ordini.

Il magazzino rimane invece la cenerentola dell’Azienda. Eppure le cifre in gioco sono importanti: come è possibile che non interessi la possibilità di realizzare lo stesso fatturato abbattendo (spesso con percentuali a due cifre) l’investimento in scorte?

Su questo tema mi sono confrontato con numerosi imprenditori giungendo alla conclusione che la quasi totalità delle Aziende ritiene di gestire le scorte nel migliore dei modi possibili. In altre parole, la convinzione è che non esistano margini, se non quello – tabu – di eliminare referenze dal proprio catalogo. In realtà, spesso non è così. Nella quasi totalità dei casi, è possibile migliorare l’indice di rotazione e quindi il ritorno del capitale investito in scorte (GMROI), senza modificare la propria offerta, adottando l’uso di sistemi informatici che suggeriscono cosa, quando e quanto ordinare.

Quando parlo di queste cose, solitamente i responsabili degli acquisti annuiscono sul principio, ma si affrettano a precisare che «la nostra azienda non è come le altre, ci sono mille eccezioni, … che sicuramente cozzano contro “”la capacità” del sistema informatico». Eppure, se è indiscutibile che aumentare i margini di vendita e ridurre l’esposizione in crediti commerciali sono attività molto difficili perché devono fare i conti con il mercato, migliorare il GMROI diminuendo le scorte è più facile di quel che si crede. In effetti, dipende unicamente dalle proprie filosofie, scelte ed abilità professionali. Chi fa gi acquisti deve conoscere molto bene il mercato in cui lavora, il suo apporto è insostituibile, ma non dovrebbe rinunciare all’uso sistematico di uno specifico software che lo aiuti a decidere sulla base di informazioni oggettive (dati che nascono dall’elaborazione della previsione della domanda e i vincoli posti dai fornitor, che è impensabile fare a mano) e aggiorni quotidianamente i parametri di gestione per il calcolo del fabbisogno.

BollicineCommunity ha realizzato un simulatore che mette a confronto gli acquisti fatti in modo totalmente automatico con quelli reali, non per dimostrare che la macchina è meglio dell’Uomo ma per evidenziare i casi in cui il comportamento dell’Uomo è stato diverso da quello della macchina e sottopoli a un’analisi critica. In molti casi si è visto che l’Uomo è troppo prudente e  ordina più del necessario o sulla scorta di speculazioni che alla fine dei conti rendo meno delle aspettive. Ad esempio, nella figura 1 l’area rossa rappresenta l’andamento della giacenza reale, quella in grigio l’andamento della giacenza teorica, che si sarebbe ottenuta se gli acquisti fossero stati fatti in base ai suggerimenti del sistema informatico (la riduzione media è del 58%).

 

Conclusione

Chiedersi se un sottomarino sa nuotare, oppure se il computer sa fare gli acquisti è un esercizio inutile. Inutile perché resta prigioniero della contrapposizione uomo/macchina. Lasciamo ai filosofi questo nodo gordiano. Noi uomini di azienda, molto più pragmaticamente, limitiamoci a constatare che il sottomarino senza l’uomo a bordo è un pezzo di ferro in fondo al mare e che l’uomo senza sottomarino è un’anima sognante costretta sulla terra ferma.

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